ecodoppler venoso

Ecodoppler venoso degli arti inferiori: quando e a chi rivolgersi?

L’ecodoppler venoso è un esame fondamentale per escludere una trombosi e per studiare l’insufficienza venosa, una patologia piuttosto frequente nella popolazione che colpisce prevalentemente il sesso femminile indebolendo la funzione drenante delle vene delle gambe.

Questa maggiore prevalenza nelle donne è dovuta da un lato all’effetto degli ormoni sessuali femminili sul tono venoso e dall’altro agli effetti della gravidanza sulla circolazione venosa.
Le cause che portano allo sviluppo di questa malattia diverse e sono legate a fattori genetici o ambientali; ad esempio, c’è una correlazione con il numero di gravidanze, il sovrappeso ed il tipo di attività lavorativa, soprattutto se costringe a stare per molto tempo fermi in piedi o seduti.

La comparsa di vene varicose è una delle manifestazioni di questa malattia, nella quale le vene delle gambe perdono progressivamente la loro capacità di drenaggio, causando un ristagno del sangue tipicamente alle caviglie a causa della forza di gravità.
Questo succede perché viene a mancare il corretto funzionamento delle valvole venose, che agiscono in combinata con l’attività dei muscoli del polpaccio mentre camminiamo con lo scopo di evitare che il reflusso di sangue.

I sintomi più comuni dell’insufficienza venosa sono il dolore, il prurito e senso di pesantezza alle gambe, ma se non trattata adeguatamente questa patologia può portare a complicanze più gravi come la trombosi venosa, la comparsa di una gamba gonfia oppure di un’ulcera venosa.
La comparsa di un’ulcera venosa indica che è stato raggiunto lo stadio più grave della malattia; inoltre, questa problematica tende a recidivare se non viene trattata adeguatamente e può anche complicarsi con una infezione.

La soluzione a tutti questi problemi è rappresentata da una diagnosi precoce, che permette di pianificare degli interventi correttivi che possano migliorare la circolazione venosa oltre che prevenire le complicazioni.
L’esame di prima scelta per lo studio della circolazione venosa è l’ecodoppler venoso.

A cosa serve l’ecodoppler venoso?

L’ecodoppler venoso è un esame ecografico non invasivo che si effettua di solito in posizione eretta, salvo casi particolari in cui bisogna esaminare le vene profonde della gamba ed è più agevole stare seduti.
Le informazioni fornite dall’ecodoppler venoso sono molto dettagliate e importanti ai fini del trattamento. L’esame, infatti, permette di studiare le valvole venose e capire se funzionano correttamente o meno, identificare una eventuale trombosi venosa e individuare le vene malate e i circuiti anomali che queste vene creano.

Diagnosticare una trombosi venosa è piuttosto semplice, perché le vene normali sono facilmente comprimibili dalla sonda ecografica mentre quelle con un trombo al loro interno non lo sono altrettanto.
Al contrario, analizzare e interpretare i circuiti che le vene malate creano attraverso il reflusso di sangue richiede un’ottica mirata e un’ esperienza specifica. Questi aspetti sono fondamentali per pianificare una terapia corretta e per questo è più opportuno rivolgersi ad uno specialista dell’ambito flebologico o vascolare.

Quando va eseguito l’esame?

In generale quando compaiono vene varicose, una gamba gonfia oppure una ulcera cutanea, e ancora in caso di sintomi come dolore improvviso ad una gamba o senso di pesantezza alle gambe.

ecodoppler arti inferiori

Ecodoppler arterioso arti inferiori: va sempre eseguito in caso di dolore alle gambe?

L’ecodoppler arterioso degli arti inferiori è indicato nello studio dell’arteriopatia periferica, una malattia grave legata all’aterosclerosi e caratterizzata da una progressiva ostruzione delle arterie delle gambe. Nei casi più gravi, questa patologia può addirittura rendere necessaria una amputazione della gamba.

Cos’è l’arteriopatia periferica?

L’arteriopatia periferica è una patologia evolutiva causata dall’aterosclerosi quando questa colpisce le arterie delle gambe, determinando lo sviluppo di placche più o meno calcificate nella parete dei vasi con conseguente ostacolo al flusso del sangue.
Questo processo, che si sviluppa con il tempo, manda in sofferenza i tessuti della gamba provocando dapprima dolore durante la deambulazione, e nei casi più gravi provocando la comparsa di un’ulcera o di una necrosi.

I soggetti più colpiti sono gli anziani di sesso maschile, ma nell’età avanzata le percentuali diventano sovrapponibili nei due sessi.
La malattia è importante anche perché, quando è presente, ci indica la presenza di un concomitante rischio cardio-vascolare elevato.
I pazienti affetti da arteriopatia periferica, infatti, presentano un rischio di mortalità da infarto e ictus cerebrale 3-4 volte maggiore rispetto ai soggetti non affetti, e per questo motivo devono prendere alcune precauzioni.

I fattori di rischio principali legati allo sviluppo di arteriopatia periferica sono il diabete, il fumo di sigaretta, l’ipertensione arteriosa e i livelli alterati di colesterolo nel sangue; naturalmente anche la predisposizione genetica ha un ruolo chiave.

Nelle situazioni più gravi i pazienti vengono sottoposti ad interventi chirurgici anche complessi, che servono a riportare sangue alla gamba cercando di oltrepassare le ostruzioni delle arterie.
Lo stadio finale della patologia, quando le arterie sono talmente compromesse da rendere impossibile un intervento vascolare, è rappresentato dalla necessità di sottoporsi ad una amputazione della gamba.

Quando bisogna fare un ecodoppler arti inferiori?

È importante identificare precocemente i sintomi della malattia e rivolgersi allo specialista, che con l’esecuzione di un ecodoppler arti inferiori potrà ottenere informazioni importanti per pianificare il trattamento controllando poi il paziente nel tempo.

Non è altrettanto consigliato, invece, effettuare l’esame in maniera indiscriminata quando si avvertono dolori alle gambe, perché il solo riscontro di una arteria ammalata non costituisce un motivo certo per indicare la necessità di intervento chirurgico.
Il quadro clinico va pertanto ancora una volta valutato dallo specialista, che avvalendosi dell’ecodoppler potrà decidere la strategia terapeutica migliore interpretando l’esame in funzione della necessità di intervento.

In caso di dolori alle gambe durante la deambulazione oppure quando ci sono forti dolori al piede durante la notte, o ancora se compare un’ulcera cutanea o una gangrena alle dita del piede, ma preferibilmente nel contesto di una visita specialistica.

Naturalmente, i pazienti affetti da arteriopatia periferica possono essere soggetti anche allo sviluppo di una placca carotidea o di un aneurisma dell’aorta addominale, e per questo devono effettuare uno studio ecodoppler completo per sottoporsi ad uno screening efficace.

ecodoppler tsa

Ecodoppler TSA e ictus cerebrale: come prevenire una grave patologia vascolare

L’ecodoppler TSA (tronchi sovra aortici) è un esame non invasivo che permette di riscontrare una stenosi carotidea, cioè una placca aterosclerotica sull’arteria carotide che si può sviluppare nei soggetti per lo più adulti o anziani.

La stenosi carotide rappresenta una delle principali cause di ictus cerebrale e si sviluppa nella maggior parte dei casi senza sintomi particolari, il che la rende una patologia piuttosto insidiosa.

Cos’è la stenosi carotidea?

La causa che porta allo sviluppo di una stenosi carotidea è legata alla localizzazione dell’aterosclerosi nelle arterie del collo, in particolare a livello della biforcazione dell’arteria carotide, dove si può formare una placca che cresce nella parete dell’arteria ostruendola progressivamente.
L’aterosclerosi è una malattia evolutiva a sua volta dovuta a predisposizione genetica o fattori ambientali come il fumo di sigaretta, l’ipertensione, il diabete e i livelli alterati di colesterolo nel sangue.

La stenosi carotidea si sviluppa con il tempo determinando un ostacolo al flusso del sangue al cervello; questo processo può provocare successivamente la chiusura completa dell’arteria oppure il distacco di emboli, cioè frammenti di materiale solido o sangue coagulato che, seguendo il flusso del sangue, vanno a ostruire i vasi più piccoli del cervello.

L’ictus cerebrale è un evento drammatico, in cui una parte del cervello perde la sua funzione in modo permanente causando morte o gravi invalidità a causa di una ostruzione vascolare.
Si tratta di una delle principali cause di morte nel mondo e la più frequente causa di disabilità nei paesi occidentali; circa l’80% dei casi è legato ad un meccanismo ischemico, cioè dovuto ad arresto del flusso di sangue all’interno dei vasi.

La presenza di una stenosi carotidea è una delle cause principali di ictus cerebrale di tipo ischemico, ma la maggior parte delle persone con questo problema non presenta sintomi specifici.
Come si può prevenire efficacemente questo evento in presenza di una malattia così insidiosa?
La soluzione è quella di effettuare un ecodoppler TSA.

Che informazioni dà l’ecodoppler?

L’ecodoppler TSA è un esame rapido, poco costoso e non invasivo; va ricordato che è operatore-dipendente e richiede quindi esperienza e competenze specifiche per poterlo effettuare.
Con un ecodoppler TSA possiamo capire quanto è ostacolato il flusso di sangue al cervello e quali sono le caratteristiche della placca carotidea; questi fattori sono molto importanti perché consentono allo specialista di decidere se è necessario un intervento chirurgico ed eventualmente di definirne la tipologia.

Il consiglio è di effettuare l’esame dopo i 60 anni di età, in particolare se si hanno familiarità per questa patologia o altri fattori di rischio come malattie di cuore, diabete, ipertensione arteriosa o alterati valori di colesterolo plasmatico.
Superati i 50 anni, comunque, consiglio di sottoporsi all’esame almeno una volta, perché esistono anche forme di aterosclerosi precoce e vale davvero la pena effettuare una diagnosi precoce.

Quando compaiono sintomi di ischemia cerebrale l’ecodoppler carotideo va eseguito con urgenza.
Si tratta di disturbi temporanei che durano alcuni minuti o anche pochi secondi, come ad esempio paralisi improvvisa o formicolio al braccio o ad una metà del corpo o del viso, cecità improvvisa o difficoltà ad articolare la parola.

ecodoppler arti superiori

Ecodoppler arti superiori: quando sospettare una patologia vascolare?

L’ecodoppler degli arti superiori consente di studiare la circolazione arteriosa e venosa del braccio e dell’avambraccio ed è consigliato nel sospetto di alcune malattie come la sindrome dello stretto toracico e la trombosi venosa.

Le malattie vascolari degli arti superiori sono meno frequenti rispetto a quelle degli arti inferiori o di altri distretti, e spesso sono anche difficili da diagnosticare.
Può capitare, infatti, di avvertire dolore al braccio o presentare un braccio gonfio, ma spesso il problema è di difficile interpretazione e le persone con questi disturbi non riescono a trovare specialisti che li aiutino a migliorare la situazione.
Quali sono quindi le più comuni patologie vascolari e quando va fatto un ecodoppler?

Ischemia degli arti superiori

Iniziamo da quei pazienti che avvertono dolore alla mano o alle dita, magari associato a senso di freddo e colore scuro delle estremità, fino ad arrivare a veri e propri quadri di ischemia cioè di mancanza di circolazione.
Si tratta per fortuna di casi rari in persone che soffrono di diabete o grave insufficienza renale; la causa è l’aterosclerosi, che porta all’ostruzione delle arterie dell’arto superiore compromettendo la circolazione e la vitalità dei tessuti.
In queste situazioni bisogna intervenire con una diagnosi tempestiva e in questo ambito l’ecodoppler degli arti superiori è l’esame da effettuare per primo per avviare l’iter terapeutico.

Sindrome dello stretto toracico

In questo caso si possono osservare persone tipicamente giovani che presentano dolori alle braccia, magari associati a senso di mano fredda o formicolio alle braccia; se questi sintomi sono scatenati da determinate posizioni del braccio dobbiamo ipotizzare un coinvolgimento vascolare.

Si tratta della “sindrome dello stretto toracico”, una malattia nella quale le strutture vascolari e nervose del braccio vengono compresse, a vari livelli, nel loro passaggio dal torace all’area compresa tra collo e clavicola (zona extratoracica).
I sintomi sono variabili a seconda che sia colpita la componente nervosa o quella vascolare; nel primo caso si avranno dolori alle braccia, alterazioni della sensibilità o formicolio alle braccia, mentre nel secondo caso si potrà osservare un braccio gonfio, presenza di colore scuro della mano o addirittura quadri di scarsa circolazione periferica.

La visita e un ecocolordoppler sono essenziali perché, attraverso l’esecuzione di alcune prove fisiche sul paziente, indirizzano verso la diagnosi ed il trattamento più opportuno.

Trombosi venosa

La comparsa improvvisa di un braccio gonfio, associato magari a dolore, può essere indicativa di una trombosi delle vene profonde dell’arto. Le cause possono essere legate a traumi, interventi chirurgici oppure inserimento di cateteri venosi, o ancora ci sono persone che per predisposizione genetica sono maggiormente a rischio di sviluppare questa complicazione.
La trombosi venosa profonda degli arti superiori va diagnosticata precocemente perché il rischio di embolia polmonare è lo stesso di quello conseguente a trombosi degli arti inferiori.

Inoltre, dopo un normale prelievo di sangue o dopo l’inserimento di un catetere venoso per l’infusione di farmaci si può manifestare un arrossamento doloroso lungo il decorso di una vena del braccio.
Si tratta di una flebite o tromboflebite, che può essere anche molto fastidiosa e deve essere diagnosticata con un ecodoppler anche per escludere una concomitante trombosi venosa profonda.
Le trombosi superficiali sono in genere meno pericolose di quelle profonde, ma possono essere comunque causa di embolia polmonare, anche se con meno probabilità.

Non è raro, infine, riscontrare un linfedema del braccio soprattutto nelle donne sottoposte ad intervento al seno (mastectomia) o nei pazienti portatori di Pacemaker cardiaco.
In queste situazioni il drenaggio dei liquidi dell’arto superiore è compromesso e può comparire un gonfiore del braccio anche importante e progressivo; questo ristagno di linfa tende a diventare con il tempo sempre più fibroso, provocando un maggior rischio di infezioni e diventando sempre meno reversibile.

Fistola dialitica

L’ecodoppler degli arti superiori è molto importante anche nello studio della fistola dialitica nei pazienti in diaisi.
Che cos’è la fistola? Si tratta di una procedura chirurgica che serve a collegare una vena con una arteria del braccio o dell’avambraccio, con lo scopo di far aumentare il flusso all’interno del vaso in modo da poterlo poi pungere per depurare il sangue attraverso i macchinari per la dialisi.
Con l’esecuzione di un ecodoppler è possibile misurare il flusso all’interno della fistola e quindi stabilire se funziona correttamente oppure no, studiare le sedi di puntura e pianificare il trattamento di eventuali punti malati.
Naturalmente deve essere effettuato da personale altamente specializzato in questo campo (nefrologo o chirurgo vascolare).

aneurisma addominale

Ecodoppler aorta addominale: quando eseguirlo per diagnosticare un aneurisma

L’aneurisma dell’aorta addominale è una patologia piuttosto diffusa nella popolazione adulta, colpisce soprattutto il sesso maschile e può essere responsabile di gravi complicanze se non trattata in tempo.

Il rischio di sviluppare un aneurisma addominale aumenta sensibilmente quando sono affetti anche i familiari di primo grado; gli altri fattori di rischio importanti sono il fumo di sigaretta e l’ipertensione arteriosa.

Che cos’è un aneurisma e come si forma?

L’aneurisma è una dilatazione permanente dell’aorta che si forma quando il diametro di questa arteria supera i 3 centimetri. I valori normali arrivano al massimo a 2 centimetri, ma dipendono comunque dal sesso e dalla corporatura del paziente.

La causa più frequente che porta allo sviluppo di un aneurisma addominale è rappresentata dall’aterosclerosi.
Si tratta di una malattia molto diffusa nei paesi occidentali e che interessa tutti gli individui con l’aumentare dell’età; essa colpisce la parete delle arterie e, a livello dell’aorta, ne provoca un indebolimento progressivo. Questo processo patologico a sua volta causa una progressiva dilatazione del vaso sotto la spinta della pressione sanguigna.
Con il tempo, più l’arteria si dilata e più aumenta il rischio di una rottura.

La presenza di un aneurisma dell’aorta addominale è una condizione molto pericolosa proprio perché si manifesta quasi sempre senza sintomi, provocando un progressivo accrescimento dell’arteria e aumentandone quindi la pericolosità.
L’aorta è l’arteria più grossa del nostro corpo e, come possiamo immaginare, la sua rottura è un evento molto grave e potenzialmente mortale.
In questi casi si deve procedere con un intervento chirurgico in emergenza, che comunque ha una mortalità molto alta e può comportare complicanze fatali.

Quando si parla di aneurisma dell’aorta addominale la diagnosi precoce è fondamentale, perché permette di pianificare per tempo un intervento correttivo evitando il rischio di una rottura.
Al giorno d’oggi i progressi della medicina consentono di operare un aneurisma dell’aorta addominale con interventi sempre meno invasivi, estendendo la possibilità di trattamento anche ai pazienti più problematici per migliorarne la qualità di vita.

Molte persone potrebbero essere affette da un aneurisma addominale senza esserne a conoscenza. Il riscontro, infatti, avviene spesso casualmente in corso di esami fatti per altri motivi, ma i pazienti che rimangono all’oscuro del problema si portano dietro una vera e propria “bomba ad orologeria”.

La soluzione è semplice: un ecodoppler può diagnosticare immediatamente la presenza di un aneurisma dell’aorta addominale, e permette inoltre di pianificarne il trattamento più adatto.

In cosa consiste l’ecodoppler?

Si tratta una procedura non invasiva e non dolorosa che consente di ricavare informazioni importanti.
Inanzitutto è possibile misurare il diametro massimo dell’aneurisma, che è il parametro fondamentale per definire la gravità della malattia e l’eventuale indicazione all’intervento.
Oltre al diametro, l’ecodoppler consente di misurare l’estensione dell’aneurisma, la presenza di una trombosi parziale all’interno della parete dell’aorta, la concomitanza di un aneurisma iliaco oltre che di una aterosclerosi ostruttiva delle arterie che portano il sangue agli organi addominali e agli arti inferiori.

Naturalmente questo esame consente di effettuare dei controlli a distanza nei pazienti che sono stati operati, molto spesso evitando la prescrizione di esami più invasivi.
L’ecodoppler è consigliato nei pazienti di sesso maschile sopra i 65 anni di età, ipertesi o che abbiano parenti di primo grado affetti da questa malattia; per quanto riguarda il sesso femminile può essere consigliato nelle persone che fumano.